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OPERE

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VEDUTE 
«Scorgiamo una distanza, vediamo lontano. Se non c’è traccia formale di detriti, di scorie dell’invadenza tecnologica nelle vedute di Paola Campidelli - vedute, dove predomina l’elemento organico dell’occhio che valica il confine, sollevando problemi di visione prima che di interpretazione allegorica delle qualità naturali - si capisce che si sono infiltrate dentro, nelle paste, nei vortici, nelle velature che si assottigliano fino al delirio dell’occhio, le stigmate dello sfascio. Le ha inghiottite, questa pittura, riciclandole nel colore, polverizzando l’orizzonte in una materia lussuosa e pesta, dove l’azzurro è in agguato, quasi fosse una speranza di cielo, e subito è travolto come un sughero da un’implacabile risacca: prossimo alla levità dell’aria, a un passo dal varcare la soglia fra interiore ed esteriore, fra la parte e il tutto, e poi precipitato nella materia in sfacelo. Sono vedute nostre»
Andrea Beolchi
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